Abbiamo aderito al campo antibracconaggio 2018 organizzato dalla Lega Abolizione Caccia nella Sardegna meridionale.
La campagna si svolge in due periodi, uno – appena concluso – a dicembre e il secondo a febbraio 2019.
In questa prima fase abbiamo perlustrato aree finora non battute, dove, sulla base di segnalazioni ricevute durante i tanti anni di operato e sulle potenzialità faunistiche, potevano riscontrarsi fenomeni di bracconaggio: il massiccio dei Sette Fratelli e il basso Campidano.
Numeri del campo antibracconaggio 2018
In poco meno di una settimana di ricerca sono stati individuati
almeno due siti dove è risultata evidente la presenza pregressa di uccellagione con l’utilizzo di reti e trappole metalliche, attività illegale che, al momento e a causa del limitato passaggio di uccelli migratori, non è risultata in corso.
Durante una verifica nell’area del parco naturale regionale di Gutturu Mannu, sono state neutralizzate oltre 150 trappole per avifauna (latziteddus, lacci in nylon e crine posizionati sugli alberi, nonchè “armature metalliche” predisposte per il posizionamento dei lacci da albero e trappole a scatto posizionate a terra) e un centinaio di trappole per ungulati (sos cropos, cavi d’acciaio per la cattura di cervi e cinghiali).
Il bracconaggio è un’attività illegale e distruttiva del patrimonio ambientale(si stimano un centinaio di bracconieri “fissi” + circa duecento “occasionali”nella sola Capoterra). Il giro di affari è di sensibili dimensioni: basti pensare che una sola griva (spiedo di 8 tordi, de pillonis de tàccula) costa al mercato illegale un centinaio di euro al dettaglio.
Dai riscontri anche diretti, tuttavia, il fenomeno del bracconaggio appare in forte diminuzione, grazie anche alla complessiva azione di contrasto da parte delle Forze dell’ordine, sostenuta dalle associazioni ecologiste.
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