Dietro i tessuti “naturali” si nasconde la crudeltà sugli animali. Pellicce, pelle, lana, piuma d’oca e seta sono ormai completamente sostituibili da tessuti di origine vegetale o sintetica


Di solito non ci si pensa, ma purtroppo, nelle cose “normali” che indossiamo tutti i giorni – abiti, scarpe, giubbotti, cappotti – o con cui arrediamo la nostra casa – divani, trapunte, ecc. – si nasconde una grande sofferenza per gli animali, e poi la morte – sempre cruenta e dolorosa. Ecco qui di seguito alcuni consigli pratici per evitare queste “trappole mortali” (mortali per gli animali, non per noi umani!) e vivere “senza crudeltà” questo aspetto della nostra vita.

Scarpe, giubbotti, borse in pelle costano la vita agli animali, la produzione della lana avviene in modo cruento, e la fine che fanno gli animali usati è sempre il macello, la seta si ottiene di solito uccidendo i bachi da seta, i piumini sono ottenuti spiumando vive le oche (operazione molto dolorosa), macellate poi dopo qualche anno.
Un altro problema troppo spesso trascurato è quello degli inserti in pelliccia: se evitare di comprare una pelliccia è facile, rendersi conto che il peluche che borda il collo o i polsi di un giubbotto è costato la vita (e sofferenze atroci) ad animali innocenti non lo è altrettanto.


Pellicce

Gli animali cosiddetti “da pelliccia” vengono allevati in gabbie strette ed anguste adatte a far risparmiare spazio all’allevatore, ma soprattutto a impedire il movimento dell’animale che potrebbe rovinare la sua pelliccia. Chiusi in piccole gabbie, costretti a muoversi su superfici innaturali che spesso portano al ferimento delle zampe (reti metalliche), isolati dai loro simili, alimentati in maniera innaturale. la loro vita è molto breve (il tempo necessario perché la loro pelliccia sia utilizzabile) e non essendo animali destinati all’alimentazione umana le loro carni non vengono sottoposte a controlli. Il ché permette agli allevatori di utilizzare composti chimici e farmacologici in grado di tenere in vita gli animali anche se in condizioni così assurde.

Nonostante ciò, il tasso di mortalità negli allevamenti è spesso alto. Le cattive condizioni di allevamento si ripercuotono sui comportamenti che gli animali presentano: ripetizione ossessiva dello stesso movimento, aumento dell’aggressività, paura, stato di profonda apatia, comportamenti isterici o autolesionisti come spezzarsi i denti mordendo la gabbia.

Una tecnica di allevamento particolarmente crudele è quella di esporre, in inverno, gli animali al freddo per far sì che sviluppino una pelliccia più folta.

L’uccisione può avvenire sia con il gas che con l’elettricità, non essendo gli animali tutelati da alcuna legge a riguardo. nel caso di soffocamento da gas, gli animali vengono chiusi in gabbie di legno collegate allo scarico di una macchina agricola (in genere). Nel caso di morte con elettricità due elettrodi vengono inseriti nella bocca e nell’ano e vengono trattenuti con delle pinze mentre la scarica elettrica li uccide.

Purtroppo sono tanti (10-20 milioni di mammiferi) anche gli animali uccisi in libertà per farne delle pellicce. Nei boschi si usano le tagliole. Gli animali vittime di queste trappole rimangono anche per una settimana ad aspettare il cacciatore che verrà ad ucciderli. nel frattempo la ferita si gonfia provocando dolori indescrivibili. cosa ancora più assurda è il fatto che spesso gli animali vittime delle tagliole sono animali non utilizzabili per le pellicce, quindi è una caccia spietata che non risparmia nessun mammifero abitante del bosco. Famosi sono inoltre i cacciatori di piccoli di foche che uccidono i piccoli a bastonate in testa e li scuoiano davanti alle loro madri impotenti, a cui lasciano il cadavere sanguinante e scuoiato del piccolo.

[tratto da: agireora]


La lana

Le pecore vengono selezionate e allevate affinché posseggano velli sempre più folti e ciò può portare, d’estate, a colpi di calore anche mortali, mentre, dopo la tosatura, in caso di abbassamento della temperatura, gli ovini muoiono per l’esposizione al freddo.
La lana, oggi, proviene tutta da allevamenti che contano milioni di capi, situati in Sud America o in Australia; gli animali subiscono innumerevoli sevizie, i maschi vengono castrati con “l’elastico”, a tutti gli animali viene tagliata la coda o praticato il “mulesing”.
Oggi, ormai, la tosatura è quasi totalmente automatizzata per misure standard; questo comporta il rischio che quando la pecora è fuori misura, le lame, che in pochi minuti hanno il compito di tagliare tutta la lana, taglino anche la carne… e questo purtroppo accade spesso.
Dopo quattro anni di vita la lana cresce molto più lentamente e quindi l’animale è destinato alla macellazione (spesso viene esportato vivo verso il medio oriente per il mercato islamico).

La lana merino deriva da una particolare qualità di pecore australiane che sono state selezionate in modo da avere una pelle molto rugosa e quindi essere in grado di produrre un maggior quantitativo di lana. Le mosche depositano le loro uova nella pelle e una volta liberate, le larve penetrano nella carne delle pecore; per ovviare a questo problema gli allevatori attuano una pratica chiamata “mulesing”.

Il mulesing è un operazione che comporta lo scuoiamento dell’area perianale ed il taglio della coda dell’animale, lasciando la carne viva e sanguinante, in questo modo si evita che la pecora sporchi il suo prezioso vello con gli escrementi o che le mosche depositino le loro uova tra la lana.
Naturalmente il tutto viene fatto con coltellacci e di anestesia non solo non se parla, proprio non viene presa in considerazione.
E’ evidente che alcuni animali non sopportino tutto ciò e muoiano di infezioni, ma nel contesto dei grandi numeri è ininfluente, e questo trattamento risulta comunque più economico.


Seta, piumino d’oca, cuoio e pelli

La seta è prodotta dal bozzolo della farfalla. Pochi sanno che per impedire che i bachi escano dal bozzolo, mangiando la parete, e quindi rompendo i fili di seta, le larve vengono uccise con ebollizione oppure in forno. Occorrono 1.500 bachi per fare 100 grammi di seta.

Le piume vengono strappate dalla pelle delle oche vive, animali molto sensibili, senza alcun tipo di anestesia, per molte volte nel corso della loro vita.

La maggior parte del cuoio proviene da pelle di animali uccisi per la loro carne, o da mucche che non sono più in grado di produrre latte. il cuoio è un prodotto diretto dell’industria crudele degli allevamenti intensivi.
Bisogna poi tenere presente che la lavorazione del cuoio (la conciatura) comporta l’impiego di sostanze chimiche tossiche e altamente inquinanti.

Coccodrilli e serpenti vengono inchiodati a un albero per la testa, viene loro praticata un’incisione sulla parte posteriore del capo e, afferrata la pelle, vengono “sbucciati” in un sol colpo (questo per mantenere la flessibilità della pelle). I corpi, nudi, rimangono abbandonati in questa posizione, torturati dalle zanzare, sino a che giunge, finalmente, la morte.

Ai canguri tocca una sorte non molto diversa da quella del coccodrillo per prelevarne la pelle; questa viene utilizzata per la produzione di scarpe da ginnastica e da tennis. L’italia è la principale importatrice di questo tipo di pelle.