Con la giornata di domenica 21 novembre si è concluso l’annuale campo antibracconaggio del CABS a Brescia, un campo particolare, che ha visto il forte impegno di 67 volontari provenienti da diversi paesi, Italia, Germania e Inghilterra, ma anche provenienti da diverse associazioni, riuniti nello sforzo comune di portare alla luce, denunciare e contrastare il dilagante bracconaggio delle valli bresciane.
Lo definiamo dilagante perché l’illegalità venatoria a Brescia è ancora e sempre la norma, ancora fin troppo protetta dalla complicità della politica provinciale. Di fatto però è vero che grazie alla presenza dei volontari e del N.O.A. alcune forme di bracconaggio si stanno estinguendo, come quella degli archetti.
Le operazioni sono cominciate il 3 ottobre e durate 5 settimane, e negli ultimi 3 weekend: i volontari hanno perlustrato capillarmente le aree di bracconaggio della Valcamonica, Valtrompia e Valsabbia, da Gussago a Monte Campione e dal lago d’Iseo fino al lago di Garda.

Alla fine del campo un totale di 3.161 trappole sono state rimosse.
Nello specifico:
1.228 archetti,
802 trappoline a scatto “sep”
115 reti
15 trappole “prodine”
1 laccio per ungulati
171 uccelli da richiamo hanno visto di nuovo la libertà.
2. Analisi dei dati

Questi numeri in sè sono relativamente poco elevati, minori comunque di quanto rinvenuto e rimosso nel 2009 (2.159 archetti, 167 reti, 340 sep) e di gran lunga minori dei quasi 13.000 archetti rimossi nel 2001.
Ebbene questo è il segno di una vittoria, una fra le più grandi ottenute dal movimento ambientalista sul campo. Come già annunciato negli anni passati, l’uso degli archetti sta scomparendo a Brescia: questo tipo di trappole particolarmente cruente sono oramai rare nelle valli e retaggio ormai soprattutto di persone anziane che si accaniscono a torturare i pettirossi nonostante la quasi sicurezza di venire prima o poi sorpresi dalla forestale.
I mille archetti rinvenuti quest’anno sono stati scoperti dunque in località isolate, mai controllate prima, dove il bracconiere di turno pensava di poter contare sull’impunità grazie all’isolamento territoriale.
Grosse tese di archetti – alcune delle quali anche in mano a veri professionisti del bracconaggio – si sono trovate sopra Vaghezza, in Valvestino, a Zone, Brione, Irma, a Lumezzane e in Val d’Opol.
Per le cosiddette “sep” invece il discorso è diverso: queste trappoline sono state viste facilmente in vendita sottobanco nei negozi di caccia e pesca, nelle armerie e uccellerie (in tutti i casi abbiamo avvisato le forze dell’ordine, facilitando non solo la denuncia dei proprietari, ma portando allo smascheramento di alcuni traffici di uccelli da richiamo illegalmente catturati che facevano capo agli stessi negozi).

Ne risulta che l’uso del sep come alternativa all’archetto è ormai affermato. I sep vengono piazzati nei giardini, nei cortili, addirittura nei parco giochi, insomma nei pressi delle abitazioni con estrema frequenza.
I volontari del CABS si sono concentrati su questa forma di bracconaggio e difatti numerosi siti di cattura con i sep sono spuntati fuori in luoghi inaspettati. Ma non solo: persino in siti tradizionalmente di archetti le sep appaiono a sostituirli.
Vi sono bracconieri che piantano un palo nel sentiero come per mettervi sopra l’archetto e invece vi inchiodano sopra il sep. Il sep non è amato solo dal trappolatore tout court, ma anche dai cacciatori: in ben 3 casi i sep erano infatti nel bel mezzo del capanno, fra le bacche e gli uccelli da richiamo.

Non ci stancheremo mai di dirlo abbastanza, ma la caccia e il bracconaggio a Brescia vanno chiaramente a braccetto. Questo connubio è evidente soprattutto per quanto riguarda le reti, continuamente poste in vicinanza dei capanni.
Addirittura, in due casi a Pezzoro due capannisti sono stati visti rimuovere in tutta fretta le reti prima di tornare a nascondersi nei capanni, mentre nei pressi di Lumezzane una rete era nuovamente tesa nel mezzo del capanno da caccia. Per questa ragione le reti a Brescia non accennano a diminuire e il numero di quelle rinvenute varia ogni anno fra le 100 e le 170 (si tenga presente che le reti sono estremamente difficili da vedere e il loro rinvenimento richiede una buona dose di fortuna).

Fra le centinaia di rinvenimenti e operazioni svolte nel 2010, alcune sono di particolare rilevanza:
Roé Volciano: durante un sopralluogo in un negozio di armi, un collaboratore del CABS osserva che i sep vengono venduti sottobanco ai clienti. Viene avvisato il Corpo forestale dello Stato che nei giorni seguenti effettua un sopralluogo. Durante il controllo non solo emergono centinaia di sep pronti per la vendita, ma anche un’ottantina di uccelli da richiamo (crocieri, lucherini, passere mattugie, storni, allodole, fringuelli) senza anello, quindi provenienti da bracconaggio e pronti per essere immessi nell’enorme mercato nero dei richiami.
Roé Volciano: durante un giro nella zona di Villanuova un team del CABS arriva nei pressi di una voliera dove vengono detenuti fringuelli, peppole, nonché tordi e una tordela. Ad un attento esame col binocolo si osserva che molti di questi non presentano anelli alla zampa. Poco distante si scopre anche una rete da uccellagione chiusa in un sacchetto. La proprietà è segnalata alla Forestale che nei giorni successivi effettua il sequestro del materiale. Secondo indiscrezioni si viene a sapere in paese che il verbalizzato è un “allevatore” del FOI, che invece che allevare gli uccelli, li cattura con le reti… la punta di un iceberg…
Serle: durante una passeggiata un volontario della LAC rinviene una rete da uccellagione in un giardino cintato. Dopo un ulteriore esame si scoprono anche dei sep appesi agli alberi. Contattata la forestale di Gavardo, gli agenti intervengono immediatamente, sequestrando nella minuscola proprietà 2 reti, 15 sep e alcuni uccelli protetti detenuti in voliera. In casa appaiono altre reti da uccellagione oltre ad altri sep e una sessantina di pettirossi, capinere e fringuelli surgelati. Non tanto grande è lo stupore quando si scopre che la casa è la dimora del roccolatore ufficiale della Provincia…. bracconiere anche lui.
Bione: nel cimitero del paese i volontari rinvengono e rimuovono un roccolo illegale con 5 reti e 13 richiami vivi (passere scopaiole, lucherini, merli, pettirossi).
È il roccoletto illegale più grande rinvenuto negli ultimi anni dal CABS. Gli uccelli da richiamo vengono in massima parte liberati il giorno dopo alle Torbiere d’Iseo, mentre i più malconci sono inviati al Centro di Recupero di Modena.
Un altro roccoletto con 2 reti, alcune trappoline e una decina di richiami è scoperto dai volontari dietro una casa, in un terreno recintato ad Agnosine. Sorpresi dal proprietario, i due volontari tedeschi contattano la Polizia provinciale e rimangono sul posto con le telecamere accese, per evitare che la prova del reato scompaia. Dopo alcune ore si libera una pattuglia che interviene a rimuovere le reti e liberare gli uccelli. Il proprietario della casa viene denunciato per uccellagione.

Il 2010 è un anno di trionfo per la lotta alle deroghe: dopo 20 anni di prepotenza venatoria finalmente fringuelli e peppole sono stati messi legalmente al riparo dai provvedimenti illegittimi della giunta regionale.
Ciononostante per i piccoli migratori le cose non sono andate molto diversamente. Come ogni anno infatti i volontari non hanno potuto fare a meno di osservare l’abitudinale mattanza di peppole e fringuelli (più pispole e migliarini nella bassa bresciana). I capannisti hanno provato in tutti i modi di cacciare le specie non cacciabili: esponendo comunque i fringuelli di richiamo, tenendoli nascosti ma facendoli cantare in una stanza vicina, utilizzando richiami elettroacustici. Di fatto tutti i capanni visitati avevano al suolo spiumate di peppole e fringuelli, mentre una ventina di esemplari di queste specie sono stati raccolti intorno ai capanni, feriti o morti.

Molti cacciatori hanno addirittura chiamato la Provincia per chiedere quale fosse l’ammenda per abbattere una specie protetta, mentre altri sono stati sentiti gridarsi da capanno a capanno: “Fino a 5 fringuelli paghi solo, da sei è penale”. (In realtà secondo due recenti risoluzioni della Cassazione anche l’abbattimento di un solo fringillide costituisce reato). È facile valutare che a causa dei lassissimi controlli più di un milione fra peppole e fringuelli sono stati comunque abbattuti nelle sole valli bresciane.

Nonostante le pressioni di LAC e CABS non vi è ancora nessuna volontà da parte delle forze di polizia di contrarrestare il fenomeno sempre più diffuso della vendita di passeri tunisini nei punti vendita. Ormai anche nelle catene Simply si trovano i passeri surgelati. Eppure c’è una sentenza della Corte di Lussemburgo che dice che sono protette le specie di uccelli europee, anche se appartenenti a popolazioni ubicate al di fuori del territorio dell’UE. In aggiunta vi sarebbe da dire che questi sono comunque bracconati in Tunisia, visto che l’uso di reti e vischio sono altrettanto illegali lì come da noi.

(da www.abolizionecaccia.it)